MARLA 2.23

MARLA #2.23

INFERNI

FEB/MAR 2023

MARLA #2.23 - INFERNI

Marla è il magazine di info.nodes, organizzazione no profit attiva dal 2020, costituita da un gruppo di persone che credono in una società libera, aperta, dove ingiustizie e ineguaglianze sono contrastate da una cittadinanza attiva.

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Foto su licenza libera da Pixabay.com



MARLA #2.23

a cura di Davide Del Monte


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INDICE

🕑 TEMPO DI LETTURA TOTALE:  come attraversare l'Acheronte a nuoto.

INTRO


Dolly nasceva il 5 luglio del 1996, in una piccola cittadina della Scozia sud orientale, molto vicina a Edimburgo. Mi piace pensare che, nonostante la stagione estiva, piovviginasse a intermittenza. “The weather is changeable” è una delle prime frasi che ti insegnavano a scuola se facevi inglese e, non so perché, l’ho sempre trovata molto musicale e poetica. 

Ho provato a chiedere a GPT4 come fosse il tempo da quelle parti il 5 luglio 1996, ma non avendo accesso ai dati storici meteorologici non mi ha saputo rispondere, mi ha suggerito di fare piuttosto una ricerca sul web. 

Certo, avrei potuto cercare su Google un sito che raccoglie dati meteo e da lì fare una ricerca mirata con località e data, ma a quel punto mi era passata la poesia e soprattutto l’interesse verso l’aspetto meteorologico della storia, quindi ho lasciato perdere e rimarrò convinto che fosse una giornata non brutta, ma con sparute pioggerelline intervallate a squarci di cielo azzurro.

La più banale idea della Scozia che un italiano può avere, insomma.


Dolly mi è tornata in mente, perché la sua nascita - o forse dovrei dire “creazione”? - provocò un vero e proprio terremoto all’epoca: da Bill Clinton a Rosy Bindi, dal Vaticano all’Eliseo, nessuno si astenne dal commentare e prendere contromisure. 

L’inconsapevole Dolly, pecora di bell’aspetto e fotogenica (così dissero i suoi creatori), primo mammifero nato in laboratorio da clonazione, aveva generatoun putiferio.

Fin dove poteva spingersi la scienza? E quali erano i confini dettati dalla morale, dall’etica, dalle norme sociali condivise rispetto al progresso scientifico?


Queste paure e queste domande ritornano oggi per quanto sta accadendo nel campo dell’intelligenza artificiale. La dinamica è sempre la stessa: il mondo della ricerca - specie se spinto dai grandi capitali che soffiano alle spalle - corre veloce, mentre il resto della società, ad esclusione di qualche matto che avverte dei pericoli imminenti, sta a guardare con curiosità. Finché non si arriva al punto di rottura, quando la scienza mette un piede oltre il confine di quello che è ritenuto accettabile o per qualche motivo la sfera politica decide, con ovvio ritardo, che è giunto il momento di entrare nella partita. 


Scriveva Beniamino Placido su Repubblica quasi un anno dopo la nascita di Dolly, nel giugno del 1997, che “nessuno avrà la faccia tosta di non prender(la) sul serio, ripetendo magari che la scienza non si può fermare, che il progresso tecnologico non si deve fermare. Sarà così, certamente”. Ovviamente non fu così e, speriamo, non sarà così nemmeno questa volta.


COCITO

Dal 6 al 10 marzo ha avuto luogo la prima riunione del 2023 del Gruppo di esperti governativi alla Convenzione sulle armi convenzionali sui sistemi d'arma autonomi (AWS). Una grande spinta ai lavori è stata data dal recente Comunicato di Belén degli Stati dell'America Latina e dei Caraibi, di cui abbiamo dato notizia sul nostro sito, e alla presentazione di 5 ulteriori proposte. 


Tre di queste proposte, provenienti da Austria, Stato di Palestina e Pakistan, richiedono nuove norme internazionali contenenti divieti sull’utilizzo di sistemi d’arma autonomi.

La proposta del gruppo di governi guidato dagli Stati Uniti, che comprende Australia, Canada, Giappone, Corea del Sud e Regno Unito, sebbene riconosca i rischi posti dai sistemi d’arma autonomi e offra preziosi suggerimenti per proteggersi da tali rischi, continua a respingere l’idea di un impegno verso nuove norme giuridicamente vincolanti.


Infine, anche la Federazione Russa ha presentato una sua proposta, che pur facendo dei passi avanti rispetto alle precedenti posizioni, risulta ancora  ben al di sotto degli standard auspicati.

I paesi europei, nonostante non abbiano presentato nessuna nuova proposta, hanno riconosciuto la necessità di compiere finalmente dei progressi sostanziali.


Alla riunione erano presenti anche i rappresentanti di associazioni e coalizioni internazionali, tra cui ovviamente Stop Killer Robots, che hanno potuto rappresentare il punto di vista della società civile. Sul sito di Stop Killer Robots è possibile leggere il resoconto completo della riunione e vedere le dichiarazioni ufficiali rilasciate da Ousman Noor, il Government Relations Manager della coalizione.


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In Europa intanto continua l’attesa per il Regolamento sull’intelligenza artificiale (AI ACT), ed è un'attesa carica di non poche preoccupazioni.


Come già scritto altre volte in precedenza, uno dei temi cruciali per noi e per gran parte delle organizzazioni che lottano per proteggere i diritti (anche digitali) dei cittadini, è il divieto assoluto di sistemi di riconoscimento facciale, quantomeno negli spazi pubblici.


Lo sottolinea Federico Anghelé su HuffingtonPost, riportando le posizioni di Hermes Center, Privacy Network e The Good Lobby, per cui “è necessario continuare a sostenere il Parlamento Europeo affinché abbia il coraggio di insistere per un divieto chiaro e inequivocabile nel Regolamento sull'IA per tutti gli usi del riconoscimento biometrico negli spazi pubblici, che si tratti di identificazione in real time o ex post. L’identificazione ex post, benché ritenuta di per sé meno impattante in termini di sorveglianza di massa, consentirebbe comunque l’analisi delle immagini acquisite tramite i sistemi di riconoscimento biometrico, anche se non in tempo reale, ma retrospettivamente. Se anche solo il riconoscimento biometrico ‘ex post fosse consentito, però, si fornirebbe una base giuridica specifica per un illegittimo e generalizzato tracciamento delle persone, che siano minoranze, manifestanti, attivisti, giornalisti e/o oppositori politici, e per la la creazione di un database di dati biometrici utilizzabili, anche senza garanzie di tutela, da parte delle autorità. Esattamente come già avvenuto in Grecia, dove il programma RBI di scansione dei volti in uso dalla polizia è stato ritenuto responsabile di violare il diritto alla privacy delle persone migranti, regolari e non, ed è divenuto uno dei casi più eclatanti di profilazione razziale sul territorio europeo”.


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A fare un deciso passo in avanti sulla sorveglianza di massa è stata la Francia. Il 23 marzo l’Assemblea Nazionale Francese ha approvato l’utilizzo di videocamere con riconoscimento facciale e altri sistemi di sorveglianza di massa durante le Olimpiadi 2024 che si terranno a Parigi. Come afferma Mher Hakobyan di Amnesty International “mentre la Francia si promuove come paladina dei diritti umani a livello globale, la decisione di legalizzare la sorveglianza di massa basata su intelligenza artificiale durante le Olimpiadi rappresenta un attacco a tutto campo alla privacy, ai diritti di protesta e alla libertà di riunione e di espressione. È ampiamente documentato come le tecnologie di sorveglianza siano utilizzate in modo sproporzionato per prendere di mira gruppi emarginati, ad esempio migranti e persone di colore”.


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E in Cina, che succede?

Lo racconta Simone Pieranni su Guerre di Rete, illustrando “Il piano generale per la costruzione della Cina digitale” pubblicato il 28 febbraio dal Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese (PCC) e dal Consiglio di Stato.


Tra le tante novità, è stato anche presentato un piano di riforme “istituzionali” che porteranno alla riorganizzazione del ministero della Scienza e della Tecnologia e alla creazione di un unico ente per la gestione dei dati, responsabile “della promozione dello sviluppo di istituzioni fondamentali relative ai dati, nonché del coordinamento della condivisione e dell’applicazione delle risorse dei dati”. 

Leggendo il dettagliato articolo di Pieranni, si può intuire quanto il digitale sarà sempre più un campo di battaglia tra le superpotenze negli anni a venire.


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La case editrice NERO ha pubblicato una nuova edizione di “
Mesmetica” di Valentina Tanni, storica dell’arte e curatrice, studiosa del rapporto tra arte e tecnologia con particolare attenzione alle culture del web. Riprendendo le parole di Alberto Ludovico che ha curato la prefazione, l’autrice “ripercorre la strada che ci ha portato da Marcel Duchamp a TikTok, tratteggiando i contorni di un sentiero tra i più affascinanti, e a tratti disturbanti, del tempo presente”.


Insomma, se ancora non lo avete letto, suggeriamo di non perdervi questa nuova edizione.

FLEGETONTE

Mentre sale la preoccupazione per i ragazzi e le ragazze che imbrattano di vernice monumenti e palazzi e d’epoca, il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres fa sapere che un aumento del ritmo di innalzamento del livello del mare minaccia “un esodo di massa di intere popolazioni su scala biblica”.


La crisi climatica sta facendo aumentare il livello del mare a un ritmo più veloce degli ultimi 3.000 anni, portando un "torrente di guai" a quasi un miliardo di persone, da Londra a Los Angeles e da Bangkok a Buenos Aires. Alcune nazioni potrebbero cessare di esistere, annegate sotto le onde, ha detto Guterres.


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Gli attivisti e le attiviste climatiche non prendono di mira solo i girasoli di Van Gogh e altre opere d’arte, ma si dedicano anche al sabotaggio dell’industria estrattiva, cosa che a molti sfugge poiché i giornali difficilmente ne parlano.

Proprio per questo, cinque sostenitori di Just Stop Oil sono stati giudicati colpevoli di violazione di domicilio aggravata, dopo aver causato l'interruzione di uno dei più grandi terminal petroliferi in Europa nel 2022. Oliver Clegg, Emily Brocklebank, Lou Hadden, Paul Morrison, Hannah Swarska e Morgan Trowland sono comparsi davanti al giudice Johnson, alla Chelmsford Magistrates Court venerdì. Tutti sono stati accusati di violazione di domicilio aggravata presso l'Exolum Fuel Terminal di Grays, nell'Essex, il 10 aprile 2022. Il caso contro Hannah Swarska è stato interrotto per mancanza di prove. Gli altri sono stati condannati a sei mesi, con sospensione condizionale della pena, e 222 sterline di multa, a parte Morgan Trowland, che è stato condannato a un giorno in più di prigione. Trowland è infatti incarcerato da oltre 150 giorni, senza processo, in relazione alla scalata del Dartford Crossing nell'ottobre 2022.


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L’attivismo climatico, fortunatamente, non è una prerogativa europea o americana, anche se spesso tendiamo a dimenticarcene e a pensare che tutte le soluzioni ai problemi (che noi creiamo) debbano arrivare da noi stessi. Irene Doda racconta su L’indiscreto alcune realtà in lotta per la salvaguardia del loro ambiente e delle loro comunità, contro il colonialismo estrattivista. Come ad esempio gli attivisti di Guacamaya, collettivo hacker che si definisce ambientalista e anti-imperialista e che si richiama a una dimensione comunitaria, reclamando l’appartenenza dei membri a una classe non elitaria, lontana dai centri del potere. E in virtù di questa appartenenza al “popolo”, rivendicano l’uso dello strumento dell’hacking come democratico. 

Se gli attivisti europei corrono il rischio di finire sotto processo, quelli in America Latina rischiano invece di finire ammazzati: gli ambientalisti latino americani sono tra i più a rischio di essere assassinati. Più del 40% degli attacchi è stato portato avanti contro persone indigene, anche se esse rappresentano appena il 5% della popolazione globale.


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Mentre gli attivisti per il clima piangono (e cercano di non farsi ammazzare), le società petrolifere se la ridono. Come riporta Il Post, Saudi Aramco, una delle più grandi società petrolifere al mondo controllata dal governo dell’Arabia Saudita, ha prodotto profitti per 161 miliardi di dollari nel 2022, il più alto guadagno annuale mai realizzato da un’azienda quotata in borsa. Il risultato ha superato le aspettative di vari analisti e deriva in buona parte dei prezzi più alti di gas e petrolio dopo l’inizio della guerra in Ucraina, con le sanzioni economiche nei confronti della Russia. La società ha fatto ancora meglio rispetto alle altre grandi multinazionali petrolifere, che nell’ultimo anno si sono distinte per gli enormi ricavi prodotti con la vendita degli idrocarburi, con grandi polemiche per l’eccezionalità dei loro profitti e gli effetti sull’ambiente delle loro attività.


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A un anno dall’invasione dell’Ucraina e delle conseguenti sanzioni imposte contro la Russia, i dati analizzati da
Global Witness mostrano che, nonostante le dichiarazioni e gli impegni presi nella primavera del 2022, le società occidentali hanno continuato a essere profondamente coinvolte nel commercio di petrolio russo, trovando modi per acquistare e rivendere legalmente petrolio russo in tutto il mondo. 


Come spesso succede, dichiarazioni pubbliche e azioni reali delle multinazionali del petrolio non sempre coincidono.

BP, che ha scambiato 16 milioni di barili con la Russia, ha descritto la guerra in Ucraina come un "atto di aggressione che sta avendo tragiche conseguenze in tutta la regione". BP aveva ritirato la sua partecipazione nella compagnia petrolifera russa Rosneft nel febbraio 2022 e si era impegnata a non stipulare nuovi contratti per l'acquisto di petrolio o prodotti petroliferi russi. BP ha dichiarato a Global Witness che “gli acquisti di petrolio o prodotti russi sono stati effettuati da BP in un periodo limitato dopo l'invasione” e che sono stati fatti per adempiere a “obblighi contrattuali preesistenti, ora terminati”.


La Shell, che ha scambiato 15 milioni di barili, ha condannato il governo russo per "le sue atrocità in Ucraina" a marzo, annunciando la sua "intenzione di ritirarsi dal suo coinvolgimento in tutti gli idrocarburi russi". Contattata per questa storia, Shell ha rifiutato di commentare.



STIGE

In questi giorni prende vita il primo Festival italiano di letteratura working class, organizzato dal collettivo di Gkn. 

Il festival sarà dal 31 marzo al 2 aprile dentro la fabbrica Gkn in assemblea permanente di Campi Bisenzio, nei pressi di Firenze, diretto dallo scrittore working class Alberto Prunetti. Hanno già annunciato la loro presenza importanti autrici e autori internazionali e italiani che sono solo un assaggio del programma complessivo a cui stiamo lavorando: Anthony Cartwright, D. Hunter, Cynthia Cruz, Cash Carraway, Claudia Durastanti, Simona Baldanzi, Filo Sottile, Wu Ming 1, Angelo Ferracuti, Davide Di Ciaula, Alessandro Portelli. 

Lo scopo del festival è contribuire a creare un nuovo immaginario di classe e a dare il giusto peso culturale ad autori e autrici che hanno trattato temi come la provenienza e le ferite di classe, il lavoro oppresso e le sue lotte, gli infortuni professionali, l’orgoglio di essere nati in famiglie operaie.   

Per saperne di più e per sostenere l’iniziativa visitate la pagina della campagna su Produzioni dal basso. 


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La classe operaia non va in paradiso e sempre più bambini finiscono all’inferno, nel girone della povertà. Nonostante l'Europa sia una delle regioni più ricche del mondo,
spiega Save the Children, il numero di bambine, bambini e famiglie che vivono in condizioni di povertà ed esclusione sociale è in allarmante aumento, a causa del costo della vita, della crisi climatica e delle conseguenze della pandemia COVID-19. In un solo anno oltre 200.000 bambini in più sono stati spinti sull'orlo della povertà, portando nel 2021 il numero totale di bambini a rischio di povertà a oltre 19,6 milioni, 1 bambino su 4.

L'Italia è tra i paesi europei con la percentuale più elevata di minori a rischio povertà ed esclusione sociale, cresciuta dal 27,1% del 2019 al 29,7% del 2021, e si colloca al quinto posto per gravità dopo Romania (41,5%), Spagna (33,4%), Bulgaria (33%) e Grecia (32% ), e ben al di sopra della media UE-27 (24,4%), e con oltre 16 punti percentuali in più di Islanda (13,1%) e Finlandia (13,2%) che registrano invece le percentuali più contenute.


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Un altro girone dell’inferno ideato e costruito da noi ricchi occidentali è destinato ai migranti e ai richiedenti asilo. Come avevamo già anticipato sul numero di
MARLA 4.22, Suella Braverman, Segretario degli Interni nel Regno Unito, sta progettando di deportare i migranti in Rwanda entro l'estate, mentre il governo di Kigali si è detto “pronto ad assorbire le migliaia di persone che verranno spedite dal Regno Unito”.

Nel suo primo viaggio nella nazione dell'Africa centrale come Segretario degli Interni, Braverman ha visitato le strutture in costruzione per ospitare le persone allontanate dalla Gran Bretagna e, come riporta il quotidiano inglese Indipendent, parlando con i giornalisti nella capitale del paese, ha detto che si attende solo l'udienza della Corte d'appello prima di decidere se i voli potranno partire entro l'estate.

Il governo UK ha inoltre ampliato l'accordo con il Rwanda per includere tutti coloro che entrano illegalmente nel Regno Unito anziché i soli richiedenti asilo.

FACTS ARE FACTS.

FICTION IS FICTION.


Nel 2022 Eni ha fatto utili pari a 20,4 miliardi di euro. L’80% degli investimenti è ancora fossile.

[Altraeconomia]

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Torino nel 2022 ha sforato per 98 giorni – il massimo consentito per legge è 35 – il limite di 50 microgrammi al metro cubo di PM10.

[Legambiente]

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Nel 2021 la spesa militare degli USA è stata di 778 miliardi di dollari, pari al 3,7% del prodotto interno lordo e al 39% dell'intera spesa militare di tutte le nazioni mondiali . 

[Stockholm International Peace Research Institute]


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Dopo Stati Uniti e Cina la Germania è il terzo paese del mondo per numero di miliardari (176) e valore (602 miliardi di dollari, la metà della Cina).

(Info Data)


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In Italia nel 2021 il 37% delle donne non era titolare di un conto corrente.

[Valori]

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