MARLA 4.22

MARLA #4.22

Rosabella

aprile 2022

MARLA #4.22 - Rosabella

Marla è il magazine di info.nodes, organizzazione no profit attiva dal 2020, costituita da un gruppo di persone che credono in una società libera, aperta, dove ingiustizie e ineguaglianze sono contrastate da una cittadinanza attiva.

Per questo promuoviamo il lavoro di giornalisti di inchiesta, attivisti, civic technologists e di chiunque condivida la nostra visione.

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MARLA 4.22 - a cura di

Davide Del Monte


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INDICE

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INTRO

Assange, a seguito dell’ordine formale di estradizione negli USA emesso dalla Westminster Magistrates’ Court il 20 aprile, rischia ora fino a 175 anni di carcere per aver contribuito a diffondere documenti riservati su crimini di guerra commessi dalla forze americane in Iraq e Afghanistan. 


Pochi giorni dopo la sentenza della corte inglese, Elon Musk ha reso pubblica la sua offerta - sembrerebbe ormai accettata - per acquistare Twitter: 44 miliardi di dollari per entrare completamente in possesso del social network con 350 milioni di iscritti in tutto il mondo.


Il potere sta scivolando, lentamente ma inesorabilmente, sempre più, nelle mani di pochissimi super ricchi: quel 1% contro cui si scagliavano gli occupanti di Zuccotti Park nel 2011 sembra essersi ancora più consolidato. Altro che prendere il toro di Wall Street per le corna: ancora nel 2019, il 99% dei 6,9 miliardi di abitanti della Terra deteneva meno della metà della ricchezza complessiva del pianeta.


E’ quindi comprensibile che quell’esigua ma ricchissima minoranza che detiene il potere economico si adoperi per ottenere anche il potere mediatico, tramite cui dirigere, influenzare e ammansire le masse.


Fa però una certa impressione pensare che siano passati 81 anni da quando Charles Foster Kane in Quarto Potere disse “Sei anni fa guardavo la fotografia dei migliori giornalisti del mondo ed ero come un bambino di fronte ad una vetrina di dolci; oggi, sei anni dopo, ho ottenuto questi dolci, tutti quanti”.


Non solo non siamo riusciti a porre un serio rimedio al problema dell’oligopolio del potere, ma abbiamo anzi agevolato i nuovi Citizen Kane ad impossessarsi con facilità di quel potere, allargandolo a dismisura.


Chissà se anche Elon Musk avrà una sua Rosabella da rimpiangere sul letto di morte.


d.d.m.

BEATI GLI ULTIMI

Le elezioni sono un gioco di potere, o meglio, di gruppi di potere.

Comunicazione politica, propaganda più o meno velata, promesse e marketing elettorale cercano sempre di parlare e attrarre al voto per sè cittadini e cittadine. Ma non tutti. 

I gruppi marginali della nostra società, come i senzatetto, le vittime della prostituzione, gli abitanti più poveri delle periferie più povere, non vengono presi in considerazione durante le campagne elettorali… semplicemente perché non vengono presi in considerazione da chi poi governerà. 

In Francia a dar loro una voce ci ha pensato The Good Lobby: nell'ambito delle elezioni presidenziali, l’organizzazione è andata ad incontrarli e ad ascoltarli per poter poi trasmettere la loro voce ai decisori politici nel prossimo quinquennio, insieme a diverse altre associazioni all'insegna della campagna "Dimenticati della Repubblica".

Chapeau!


Le nostre società progredite e progressiste non solo tendono spesso a dimenticarsi o disinteressarsi degli “ultimi”, ma a volte cercano anche di allontanarli, perché disturbano il pubblico decoro.

Come nel caso dei senza tetto che stanziano nella piazza antistante Stazione Termini a Roma, dove raccontava Fanpage a febbraio “un nuovo metodo per mandare via chi non ha una casa è stato messo in campo da Grandi Stazioni: gettare acqua gelida a ridosso delle vetrate della stazione sul piazzale di piazza dei Cinquecento”.


Oltre ai senza tetto, c’è un’altra categoria di persone che le nostre società tendono ad allontanare ed espellere volentieri: i migranti. Pur di tenerli lontani si trovano “soluzioni” assurde e disumane, come quella adottata dal Regno Unito, preoccupato per l’arrivo di migranti dal canale della Manica o nascosti su veicoli che attraversano le frontiere, che ha deciso di rivolgersi ad alcuni paesi africani per vedere se fossero disposti ad accogliere sul loro territorio queste persone. Come si legge su Internazionale, “ad accettare è stato il Ruanda, che negli ultimi anni ha già stretto accordi simili con altri paesi, tra cui Israele e la Danimarca. Il 14 aprile la segretaria di stato britannica per gli affari interni Priti Patel e il ministro degli affari esteri ruandese Vincent Biruta hanno firmato un accordo di partenariato sulle migrazioni e lo sviluppo economico che, secondo molti commentatori, lascia parecchi interrogativi sulla sorte delle persone che saranno trasferite nel paese africano”. 


SORVEGLIATI SPECIALI

La battaglia contro i sistemi di sorveglianza di massa che utilizzano tecnologie di riconoscimento facciale è sempre più urgente: non solo le voci di chi vi si oppone sono sempre meno ascoltate a livello globale, ma al contrario anche in Europa le peggiori tecnologie del controllo stanno proliferando. Ne parla Matt Burgess su Wired Uk, a proposito dell'espansione del riconoscimento facciale in Europa, inclusa nei piani più ampi per "modernizzare" la polizia in tutto il continente che rientra nella condivisione dei dati di Prüm II. 

Secondo Ella Jakubowska di EDRi - European Digital Rights, si tratta “dell'infrastruttura di sorveglianza biometrica più ampia mai vista al mondo".


Per cercare di fermare la diffusione di queste tecnologie invasive potete sostenere la campagna Reclaim Your Face, lanciata a livello europeo da EDRi e coordinata in Italia dal Centro Hermes, che chiede alla Commissione Europea "di vietare, nel diritto e nella pratica, gli usi indiscriminati o tendenziosi della biometria che possono sconfinare in attività di sorveglianza di massa illecita. Simili sistemi intrusivi non devono essere sviluppati, messi in funzione (nemmeno a titolo sperimentale) o usati da soggetti pubblici o privati in quanto possono interferire senza che sia necessario o in misura sproporzionata con i diritti fondamentali delle persone".


La campagna prevede anche la sottoscrizione di una ECI (European Citizens Initiative), cioè di una proposta di legge popolare per vietare l’uso del riconoscimento facciale. Per poter presentare la proposta alla Commissione Europea è necessario raccogliere un numero minimo di firme in diversi Stati Membri, tra cui l’Italia.

Per questo ti chiediamo, se non lo hai già fatto, di sottoscrivere anche tu la proposta.

Firma la ECI

Di sorveglianza di massa si è parlato molto anche all’International Journalism Festival, che si è tenuto a Perugia dal 6 al 10 aprile.


C’eravamo anche noi e abbiamo potuto raccontare, attraverso inchieste giornalistiche e report di recente pubblicazione, il fiorente mercato delle tecnologie per la sorveglianza di massa, prendendo in esame due “casi studio”: il primo sull’utilizzo di queste tecnologie, finanziate con corposi investimenti europei, sui migranti alle frontiere italiane, il secondo sull’export di queste strumentazioni, vere e proprie armi, a regimi repressivi come quello del Myanmar. Se non avete avuto modo di seguire il nostro panel con Laura Carrer, Riccardo Coluccini e Carola Frediani, potete rivederlo qui.

Il riconoscimento facciale non è ovviamente l’unico strumento utilizzato dai governi per sorvegliare i propri cittadini, o in alcuni casi i cittadini di altri paesi. Il New Yorker ripercorre la storia di Pegasus, lo spyware commerciale più famoso del mondo e di come questa arma di sorveglianza sia stata acquistata ed utilizzata non solo da regimi autoritari o da paesi in guerra, ma anche dalle grandi democrazie occidentali. Come spiega Ronan Farrow “il mercato degli spyware è cresciuto fino a diventare un settore commerciale stimato in dodici miliardi di dollari. È in gran parte non regolamentato e sempre più controverso. Negli ultimi anni, le indagini del Citizen Lab e di Amnesty International hanno rivelato la presenza di Pegasus sui telefoni di politici, attivisti e dissidenti sotto regimi repressivi. Un'analisi di Forensic Architecture, un gruppo di ricerca dell'Università di Londra, ha collegato Pegasus a trecento atti di violenza fisica. È stato utilizzato per prendere di mira membri del partito di opposizione ruandese e giornalisti che denunciavano episodi di corruzione in El Salvador. In Messico, è apparso sui telefoni di diverse persone vicine al giornalista Javier Valdez Cárdenas, assassinato dopo aver indagato sui cartelli della droga. Pegasus sarebbe stato utilizzato per monitorare i telefoni appartenenti ai soci di Khashoggi, forse facilitandone l'omicidio, nel 2018”.

Ma come detto all’inizio, sbaglieremmo a pensare che tali pratiche di sorveglianza vengano utilizzate solo in paesi con bassi livelli di democrazia: “tracce” di Pegasus sono state ritrovate in Uk, USA e Spagna, solo per citare alcuni esempi.

Se vi interessa il tema degli spyware e delle armi cyber, seguite il progetto “Guerre di Rete”, lanciato da Carola Frediani come newsletter e oggi diventato un vero e proprio sito di informazione.


Passando dalla sorveglianza all’altro lato oscuro della tecnologia, la censura, come abbiamo già raccontato nel numero precedente di MARLA, le piattaforme social stanno semplicemente dando il peggio di sé. 

"In un solo mese, TikTok è passato dall'essere considerato una seria minaccia al sostegno nazionale nei confronti di Putin e della guerra, a diventare un ulteriore canale di propaganda del governo russo", ha affermato Giulia Giorgi, ricercatrice di Tracking Exposed, che ha studiato le politiche e le azioni della piattaforma in Russia dall'inizio dell'invasione a febbraio. 

Come riporta l’articolo del Washington Post, la popolarissima app di social media di proprietà cinese ha impedito agli utenti russi di vedere tutti i post pubblicati dall’estero, inclusa l'Ucraina, creando di fatto una seconda versione censurata della sua piattaforma. Ma il blocco sui contenuti russi si è rivelato poroso, lasciando dilagare la propaganda filogovernativa.


Sempre a proposito di censura e propaganda online, è interessante vedere come si sta comportando la Cina. Da quanto riporta Asia News, la Cina indossa due vestiti contemporaneamente, uno per gli osservatori esteri e uno per i propri cittadini: “i media ufficiali cinesi hanno creato un'immagine neutrale e imparziale per il pubblico straniero, mentre le autorità consentono commenti aggressivi e ostili nei confronti di Kiev e dell'Occidente in patria. Le critiche alla Russia nella blogosfera sono censurate”.

IT'S A MAN'S MAN'S WORLD

In Spagna un algoritmo valuta il rischio di violenza contro le donne, ma, strano a dirsi, non funziona. Come spiegano Diletta Huyskes e Silvia Semenzin su Wired Italia, il software VioGèn utilizza i dati delle denunce per fare previsioni di rischio, analizzando le risposte delle persone che segnalano episodi di violenza alla polizia e assegnando un livello di protezione corrispondente in base alla gravità riscontrata. Queste previsioni, però, in alcuni casi possono creare gravi problemi. Una recente valutazione del modello effettuata da  Eticas Foundation, no-profit spagnola che si occupa di auditing algoritmico, ha dimostrato che quando il rischio viene classificato come troppo basso le donne non ricevono aiuto.

Secondo le autrici, l’esempio di VioGèn  fa emergere molto chiaramente come l’approccio nei confronti dei processi automatizzati dovrebbe tenere molto più in considerazione gli impatti concreti: le premesse tecniche non bastano, considerando che alcune dinamiche di bias non sono evidenti fino a quando non vengono applicate sulla società. 


A proposito di bias e di algoritmi, è interessante anche la storia di Dall-E 2 raccontata da Andrea Daniele Signorelli sempre su Wired Italia

Dall-E 2 è un’intelligenza artificiale in grado di generare immagini a partire da un testo, ma “nonostante gli impressionanti risultati, anche Dall-E 2 è vittima di quella che è diventata nota come discriminazione algoritmica. Poiché questi algoritmi apprendono analizzando enormi quantità di dati presenti su internet - generati quindi dagli esseri umani – hanno spesso dimostrato di soffrire degli stessi pregiudizi presenti nella nostra società”.

Se ad esempio chiediamo a Dall-E 2 di produrre l’immagine di un infermiere o di un assistente personale, ci darà come risultato l’immagine di… un'infermiera o di un'assistente personale (e in questo caso gli apostrofi fanno tutta la differenza del mondo).

Signorelli ha chiesto all’intelligenza artificiale di creare delle immagini di CEO di azienda. A voi immaginare il risultato.


Prima di migliorare il funzionamento delle intelligenze artificiali sarebbe opportuno lavorare sull’ampliamento dell’intelligenza umana.


Compito arduo, dato che come abbiamo visto il potere è ben saldo nelle mani degli uomini e che, tendenzialmente, chi detiene il potere difficilmente decide autonomamente di cederlo. Potere che passa anche dalla possibilità di creare, ottenere e analizzare informazioni e dati sulle disuguaglianze di genere, come spiegano le associazioni onData e Think Tank Period nel report “I dati che vorrei - parità di genere” pubblicato nell’ambito della campagna #DatiBeneComune.

“Non disporre oggi di tutti i dati disaggregati per genere dal livello nazionale a quello locale, necessari a comprendere a pieno tutte le diseguaglianze di genere esistenti, è una questione politica molto seria che dovrebbe allarmare tutta la società” scrivono le autrici e gli autori del report, “per questo motivo riteniamo essenziale una mobilitazione di tutti i soggetti che a diverso titolo si occupano del contrasto alle disuguaglianze di genere, per richiedere alle istituzioni (dal governo fino ai comuni) gli investimenti necessari per produrre statistiche di genere a tutti i livelli amministrativi disponibili in formato aperto e interoperabili. Tutto ciò che non misuriamo rimane invisibile, è una scelta politica che non possiamo più permettere”.

FACTS ARE FACTS.

FICTION IS FICTION.


(and bias are bias)

Su venti Regioni italiane, solo in una (l'Umbria) la presidente è una donna. Nelle altre 19 i presidenti sono tutti uomini. (Marla - Sesso è potere)


Dei 149 paesi valutati nel Global Gender Gap Report 2018, solo 17 avevano donne come capi di stato. [WEF]


Il reddito medio delle donne vale tra il 50 e il 70 per cento di quello degli uomini appartenenti allo stesso decile di reddito familiare. In media tra tutti i decili, il reddito delle donne è il 59,5 per cento di quello degli uomini. [lavoce.info]


Nel mondo, 132 milioni di ragazze non vanno a scuola: 34,3 milioni dovrebbero frequentare le elementari, 97,4 milioni le medie. Nei paesi di conflitto, le bambine hanno una probabilità doppia di interrompere le lezioni rispetto alle coetanee negli Stati politicamente stabili. Il 55 per cento dei bambini in età di scuola elementare che non frequentano le lezioni sono femmine. Dei circa 781 milioni di adulti analfabeti nel mondo, quasi due terzi sono donne [Unicef]


In Europa, un intervistato su quattro (24 %) di origine africana è stato fermato dalla polizia nei cinque anni
precedenti l’indagine (2019); l’11 % è stato fermato nei 12 mesi precedenti l’indagine. [
Being Black in the EU]


Il reddito medio della zona centrale di Milano (cap 20121) è di 88.745 euro annui. Quello del quartiere perferico di Quarto Oggiaro è di 17.628 euro (cap 20157). [MilanoToday]

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