MARLA 9.22

MARLA #9.22

THE BIG SPLASH

OTTOBRE 2022

MARLA #9.22 - The big splash

Marla è il magazine di info.nodes, organizzazione no profit attiva dal 2020, costituita da un gruppo di persone che credono in una società libera, aperta, dove ingiustizie e ineguaglianze sono contrastate da una cittadinanza attiva.

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Art works

@npprgl

In copertina: «Splash»

Altrove: "A bigger splash (David Hockney revisited)"  e dettaglio del poster di "Immoral Code"

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MARLA 9.22 - a cura di

Davide Del Monte


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INDICE

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INTRO


Si inizia con una torta in faccia alla Gioconda, per passare al lancio di zuppe contro i Van Gogh, i Picasso, i Monet. Che scandalo, signora mia!

Il messaggio è chiaro, il gesto forte, il popolo diviso.

Il disastro climatico è in procinto di trasformare la vita così come la conosciamo sul nostro pianeta e, a meno che il riscaldamento globale non venga drasticamente rallentato, miliardi di persone e altre specie raggiungeranno il cosiddetto punto di non ritorno

Eppure ad essere giudicato radicale è il gesto di chi lancia una zuppa sul vetro di un quadro in un museo, non quello di chi fa come se niente fosse.


“Diversi amici con cui ho parlato in seguito all'incidente avevano solo sentito che i girasoli erano stati presi di mira, non che il dipinto non fosse stato danneggiato. E solo pochi articoli sui media si sono presi la briga di menzionare l'obiettivo finale di Just Stop Oil: fermare le nuove licenze petrolifere in tutta la Gran Bretagna. Quindi: è stata una protesta di successo?” si chiede Aja Romano su Vox.

“Lanciare zuppa contro i dipinti non salverà il clima” titola l’Intelligencer del New York Magazine, “le prepotenze verso il patrimonio non portano in nessun caso un reale cambiamento” ammonisce Inside Art, e più in generale scorrendo i commenti dei maggiori giornali italiani ed esteri, la condanna è unanime, spesso accompagnata da un certo tono paternalistico. Sono ragazzi, hanno anche ragione per carità, ma la strategia è sbagliata, mica come noi che... e comunque Van Gogh no, non si tocca. 


Ma allora, chi o che cosa salverà il pianeta? Abbiamo bisogno di altre conferenze internazionali? Di altri obiettivi del millennio, del secolo, del ventennio? Di altri post, tweet e stories arrabbiate? Di altre aziende che si fanno portavoce, con campagne di marketing mirate, della transizione (sic) ecologica?

Forse non abbiamo bisogno di nulla, siamo semplicemente consapevoli che niente salverà il nostro pianeta, perché in fondo noi che lo abbiamo distrutto non siamo disposti a invertire la rotta.

Non ha senso ribellarsi all'estinzione, se è più confortevole agevolarla.

Siamo pronti alla fine, ma che ci si lasci la possibilità di un ultimo spritz al bar della Fondazione Prada, per favore.

KETCHUP SUICIDE

In Brasile, il 70% delle aree della foresta Amazzonia spianate negli anni passati sono ora popolate da bovini, con l'azienda brasiliana di carne JBS a fare da padrone. Il gigante della carne bovina era presente alla COP26, firmando impegni di alto livello contro la deforestazione e promettendo di attuare una politica di “tolleranza zero” in questa direzione. Ha però dimenticato di menzionare che appena poche settimane prima un audit della sua catena di approvvigionamento condotta da alcuni pubblici ministeri brasiliani aveva evidenziato come l’azienda avesse acquistato oltre un terzo del suo bestiame da allevamenti responsabili della deforestazione illegale. L’audit ha corroborato i risultati di un precedente report in cui Global Witness rivelava come JBS avesse acquistato bestiame da 327 ranch ospitati su terreni deforestati illegalmente.

Secondo la stessa Global Witness, JBS ha continuato ad acquistare da 144 di quegli stessi ranch nello stato amazzonico del Pará, già menzionati nel precedente rapporto, disattendendo nuovamente gli accordi presi con i pubblici ministeri. 


Se almeno tutte queste mucche servissero a combattere la fame del mondo, ma invece no. Al contrario, da quanto emerge dal recente
rapporto delle Nazioni Unite il numero delle persone che soffrono la fame a livello mondiale è salito a ben 828 milioni nel 2021, ossia circa 46 milioni in più dal 2020 e 150 milioni in più dallo scoppio della pandemia di COVID-19. Altro che obiettivi del Millennio, il mondo si sta allontanando ulteriormente dall’obiettivo di sconfiggere, entro il 2030, fame, insicurezza alimentare e malnutrizione in tutte le sue forme.

A questi dati fanno da contraltare quelli pubblicati a maggio dall’OMS, secondo cui  il 59% degli adulti europei e quasi 1 bambino su 3 (29% dei maschi e 27% delle femmine) è in sovrappeso o è affetto dall’obesità, ormai considerata una vera e propria malattia (le stime pubblicate sono calcolate utilizzando le curve OMS). Sovrappeso e obesità sono infatti tra le principali cause di morte e disabilità nella Regione europea dell’OMS e stime recenti suggeriscono che causano più di 1,2 milioni di decessi all'anno, corrispondenti a oltre il 13% della mortalità totale nella Regione.


Senza considerare che, come evidenzia il
WWF, di tutti i sistemi umani che utilizzano a proprio beneficio le risorse naturali, il maggior responsabile della crisi ecologica che stiamo affrontando è quello alimentare. In primis la filiera della carne di cui gli allevamenti intensivi sono da soli responsabili del 14,5% delle emissioni totali di gas serra, utilizzano circa il 20% delle terre emerse come pascolo e il 40% dei terreni coltivati per la produzione di mangimi. Gli animali commerciati o allevati insostenibilmente sono, inoltre, pericolose fonti di malattie zoonotiche, gravi minacce per il Pianeta e per la nostra stessa specie

Come scriveva già nel 2019 Elisa Murgese per Greenpeace, gli allevamenti intensivi sono la seconda causa di inquinamento da “polveri fini” in Italia, responsabili dello smog più dell’industria e più di moto e auto. 


Insomma, se da una parte del mondo si muore di fame, dall’altra si muore di troppo cibo.


PARANOID ANDROID

Per la prima volta 70 Stati di tutto il mondo hanno sottoscritto una dichiarazione congiunta contro i sistemi d'arma autonomi all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Si tratta della più grande dichiarazione di gruppo interregionale mai fatta durante le discussioni delle Nazioni Unite sulla questione.

Nonostante le discussioni dell'UN CCW (la Convenzione delle Nazioni Unite su certe armi convenzionali) abbiano prodotto risultati molto poveri, se non nulli, la dichiarazione all’Assemblea Generale dimostra l'interesse di un vasto gruppo di governi verso un nuovo quadro internazionale sui sistemi d'arma autonomi.

La dichiarazione, resa a nome del gruppo dall'Ambasciatore Alexander Kmentt, Direttore del Dipartimento per il disarmo, il controllo degli armamenti e la non proliferazione dell'AMF austriaca, consolida gli elementi chiave della campagna globale Stop Killer Robots.


C’è poco da essere allegri comunque, dato che alla lentezza nel prendere posizione da parte dei governi, fa da contraltare la velocità dell’industria bellica nello sviluppare nuovi armamenti autonomi. Infatti, come racconta
Matthew Gault su Motherboard, i Paesi Bassi hanno schierato nel loro esercito quattro robot di terra armati o veicoli terrestri senza pilota (UGV), diventando il primo paese NATO a farlo. Questi carri armati senza guida umana sono costruiti dalla società di difesa estone Milrem Robotics e possono montare una discreta varietà di armi. Le foto fornite dall'esercito olandese mostrano i loro UGV equipaggiati con mitragliatrici.


L'uso dell’intelligenza artificiale fa gola non solo all’industria della guerra, ma anche a quella della ricostruzione.
Chris Stokel-Walker su Wired spiega gli sviluppi del progetto GiveDirectly - un progetto in collaborazione con Google - che si serve dell’AI per scansionare le immagini satellitari delle aree colpite da cataclismi e identificare i quartieri più danneggiati, così da indirizzare gli aiuti direttamente ai residenti.

Il sistema, dopo una prima sperimentazione a Togo, è stato utilizzato per la prima volta negli Stati Uniti per rispondere alle devastazioni dell’Uragano Ian che ha flagellato la Florida a fine settembre.


La questione delle applicazioni dell’intelligenza artificiale nel prossimo futuro è sempre più pressante e deve essere attentamente monitorata dalla società civile. Ad inizio di ottobre la Casa Bianca ha pubblicato "The Blueprint for an AI Bill of Rights: Making Automated Systems Work for the American People", un documento che intende indirizzare il dibattito pubblico - e le prossime decisioni politiche - sui rischi della diffusione e dell’utilizzo quotidiano di nuove tecnologie, dati sensibili e sistemi automatizzati. 

Nel frattempo, come sappiamo, i membri del Parlamento europeo sono divisi sull'opportunità che la regolamentazione dell'IA garantisca maggiore spazio all'innovazione o la massima priorità al rispetto dei diritti umani fondamentali.



Firma la petizione contro le armi autonome

FACTS ARE FACTS.

FICTION IS FICTION.


Il 70% della biomassa degli uccelli del pianeta è pollame da allevamento [WWF]



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La percentuale di persone colpite dalla fame è salita e ha continuato a salire nel 2021, fino al 9,8% della popolazione mondiale [UN]


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Il sostegno mondiale al settore alimentare e agricolo tra il 2013 e il 2018 è stato in media di circa 630 miliardi USD all’anno [UN]


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Gli allevamenti in Italia sono responsabili del 15,1% del particolato PM 2,5  [Greenpeace]



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